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Scena Verticale / Dario De Luca

Il vangelo secondo Antonio, 2016

Scane Verticale, Dario De Luca, Il vangelo secondo antonio, 2016, foto di Angelo Maggio.

Il vangelo secondo Antonio

scritto e diretto da Dario De Luca
con Matilde Piana, Dario De Luca, Davide Fasano
musiche originali Gianfranco De Franco
scena e disegno luci Dario De Luca
audio e luci Vincenzo Parisi
assistente alla messinscena Maria Irene Fulco
costumi e assistenza all’allestimento Rita Zangari
realizzazione scultura Cristo Sergio Gambino
organizzazione generale Settimio Pisano

I portatori di croci. Il Vangelo secondo Antonio

di Carlo Fanelli

Sul viso la demenza

Con il debutto a Primavera dei teatri, nel 2016, prende forma Il Vangelo secondo Antonio, in una prima versione con scenografia naturalistica raffigurante la sacrestia tipica di una chiesa di provincia meridionale. Questa scena viene successivamente ripensata e definita con una struttura minimale e gli spazi soltanto accennati e illuminati da led a segnarne i contorni, in modo da conferire una maggiore spazialità di movimenti e di respiro alla drammaturgia che propone una successione di temi intrecciati nel divenire dell’azione, con al centro i tre protagonisti: Antonio Cantalamessa, parroco in un paese della Calabria, vicario del Vescovo, Dina sorella nubile e perpetua del parroco, Fiore, diacono. Il testo:

«parla di volontà e di accidente, del libero arbitrio come principio cristiano-cattolico e delle sue limitazioni nella relazione con la cruda natura animale, con un corpo che diviene un tutt’uno con la malattia, cristallizzandosi a metà tra fragilità e debolezza».

Nella parte iniziale è anche accennata l’attualità emergenziale dell’accoglienza ai migranti drammaticamente nota in Calabria. Argomento che, repentinamente, si eclissa sebbene evochi utilmente l’attivismo partecipe del parroco: «questo piccolo don chisciotte di provincia». L’azione è veloce, alternandosi e cucendosi attraverso dissolvenze per mezzo delle quali si incrociano episodi e momenti che accompagnano e definiscono la disgregazione mentale e fisica del protagonista. Una sola volta il male che lo divora viene coscientemente accennato, in un momento di apparente lucidità: «Cosa vuole che le dica: ho l’Alzheimer … come no? Se glielo dico io può starne certo: qualche cellula del cervello purtroppo mi ha lasciato. Ma cosa vuole che faccia, che porti il lutto per ognuna?» (p. 45)[2]. Questi, insieme ad altri, gli accenni della tragica comicità caratteristica del rovesciamento esistenziale, del sovvertimento del reale che questa patologia infligge ai malati e a chi li circonda, come dice: «DINA: Questa malattia è vigliacca: non si presenta all’ammalato ma agli altri. Il dolore non lo prova il malato ma chi lo assiste. È una malattia bastarda: Antonio mio è morto cento volte ai miei occhi: il giorno in cui ha dimenticato il proprio nome, il mattino che non mi ha riconosciuto più, quando ha smesso di pregare…cento lutti, cento funerali. È una malattia schifosa che si svuota lasciando il guscio intatto se senza crepe» (pp. 54- 55). Un viatico nel progressivo e doloroso smarrimento della razionalità e della capacità di controllare il corpo, cadute che investono la sfera Etica e morale che, il protagonista incarna in modo significativo quando la malattia lo pone difronte al suo ruolo e alla sua relazione con la fede e con il mondo. Per Antonio, il perdersi nei meandri della malattia, rappresenta lo smarrire i riferimenti della fede che sino a quale momento hanno sorretto la dimensione spirituale della sua esistenza significa, come chiunque è assalito da questo male, smarrire i riferimenti parentali e quotidiani: «nella testa di Don Antonio la camera  da letto si dissolve nella sagrestia, il pulpito diventa una poltrona, la dimensione tempo e la dimensione spazio si scambiano di posto, allontanando la possibilità di uno negoziato equo tra passato e presente, tra dentro e fuori» (p. 14). I rapporti che lo legano al reale si capovolgono: da fratello diventa figlio della sua perpetua, ribattezzata significativamente “Maria”, da maestro diviene allievo del suo collaboratore; è risucchiato in una posizione subalterna rispetto ai due suoi costanti interlocutori che accrescono, di contro, la loro immagine, mentre Antonio scivola nel baratro della demenza. La sorella e perpetua che assurge al ruolo di madre e il collaboratore che si fa carico di gestire il vicariato al suo posto.

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I documenti sono pubblicati nella lingua originale. In caso siano stati tradotti, vengono pubblicati sia l'originale che la traduzione.

DRAWINGS

Disegni scene

disegni di Dario De Luca
Script

Dario De Luca, Il vangelo secondo Antonio, La Mongolfiera, 2018

Photogallery

FOTO

foto di Angelo Maggio, Gainni Infusino e Manuela Giusti
Video

Il vangelo secondo Antonio

di Dario De Luca
Teatro dell'Orologio 11 novembre 2016

IL Caffe di RAIUNO

Servizio dedicato a Il Vangelo secondo Antonio
Audio

Il vangelo secondo Antonio

Zazà - Meridione cultura società
RaiRadio 3 - 16 novembre 2016
Reviews

Sergio Lo Gatto,, Scena Verticale, Il vangelo secondo Antonio. Croce senza delizia, «TeC - Teatro e Critica», 16 novembre 2016

Critical writings

Sergio Lo Gatto, FEDE, RAGIONE, RESA in Dario De Luca, Il vangelo secondo antonio La MOongolfiera, 2018