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Città di Ebla

Pharmakos V – Anatomia del sacro, 2008

Pharmakos V – Anatomia del sacro (2008)

con: Valentina Bravetti, Elisa Gandini, Davide Fabbri
percorso nella scrittura e nel segno: Elisa Gandini
studio sulla figura: Valentina Bravetti
corpo del suono: Elicheinfunzione
ideazione e luci: Claudio Angelini
realizzazione del tavolo anatomico: Plastikart
composizione dei linguaggi: Claudio Angelini, Valentina Bravetti, Elisa Gandini, Davide Fabbri
con il contributo di: MGM Mondo del Vino, Comec
si ringrazia: Codex Audio, Bipres spa
produzione: Fondazione Pontedera Teatro, 4 Cantieri per Fabbrica Europa, Città di Ebla, Teatro Diego Fabbri, Comune di Forlì, Aksè
prima rappresentazione: Fabbrica Europa 2008, Sala Alcatraz, Firenze, 18 e 19 maggio 2008

L’ineffabilità dei linguaggi del corpo

di Mauro Petruzziello
Pharmakos V – Anatomia del sacro è lo spettacolo conclusivo di Pharmakos (2006-2008), progetto polimorfo che comprende anche conferenze-spettacolo (Pharmakos-Migrazioni della forma) e un omonimo libro fotografico, il cui proposito non è documentare i cinque episodi andati in scena, ma costruire un percorso di visione autonomo per «proseguire un viaggio all’interno di una materia che aveva cose da dire oltre l’elemento scenico». Motivo attorno al quale è costruito tutto il progetto è la doppia valenza del termine che gli dà il titolo, vale a dire, quindi, sia male che rimedio, questione che intercetta il tema del corpo secondo prospettive teoriche mutuate dalle speculazioni filosofiche di Giorgio Agamben in Homo Sacer. Se il corpo è il tema fondamentale sul quale si definisce una comunità, i due poli fra i quali Città di Ebla fa oscillare la propria riflessione sono il corpo sacrificale e il corpo medico. «Il punto è: – dichiara Claudio Angelini, regista della compagnia – dove si è spostata oggi questa dimensione sacrificale? In questa società tecnocratica, che ha abbandonato la trascendenza, la medicina sembra essere il nuovo orizzonte religioso-rituale, ma questo assunto non è affatto sufficiente»

Pharmakos V – Anatomia del sacro mette in relazione il corpo e il linguaggio, ovvero interroga le possibilità di quest’ultimo, sotto forma di scrittura, di trascrivere esaustivamente i segni che il corpo produce. La scena è divisa in tre aree: una lavagna presso la quale un’austera figura femminile nerovestita si muove tracciando segni; un’area centrale costituita da una sorta di altare-tavolo anatomico su cui vi è disteso un corpo femminile e un ultimo spazio occupato da un musicista con un camice medico che produce suoni in tempo reale grazie ad un laptop. Scrittura, movimento corporeo e suono danno luogo a tre sistemi drammaturgici che si intrecciano fra loro, cortocircuitano, collassano uno nell’altro quasi individuando quei punti in cui fra di essi si provoca una spaccatura dovuta alle differenze dei codici che ciascuno di essi mette in campo. Gli spettatori sono disposti in piedi ai lati dall’altare-tavolo anatomico e assistono come voyeur ai movimenti che il corpo produce. Dapprima esso si scopre dal lenzuolo bianco che lo copre, come in un obitorio.

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I documenti sono pubblicati nella lingua originale. In caso siano stati tradotti, vengono pubblicati sia l'originale che la traduzione.

Photogallery

Pharmakos V – Anatomia del sacro

Città di Ebla
© foto di Gianluca "Naphtalina" Camporesi.
Reviews

Alessandro Carli, Pharmakos V, ovvero una lavagna-monolite per il sacrificio del segno, «la Repubblica» - Milano, 12 febbraio 2009

Mar. Mal., Quando il pubblico assiste ad uno spettacolo “anatomico”, «Corriere della Sera» - Milano, 12 febbraio 2009

Simone Pacini, A Roma è di scena il teatro indipendente, ancora una volta, «teatro.org», 1 aprile 2009

Claudio Elli, Pharmakos movimento V. Anatomia del sacro, «Metro» - Milano, 18 febbraio 2010

Sara Chiappori, Ebla mette tutti sul tavolo anatomico, «la Repubblica», 12 febbraio 2010

Context materials

Alessandra Violi, Il corpo esposto, in Città di Ebla, Gianluca Camporesi, Pharmakos, Bolis Edizioni, Azzano San Paolo 2009

Alessandro Carli, Documentare la realtà. Il ruolo dello scatto fotografo intorno alla scena teatrale, «la Voce di Romagna», 23 dicembre 2009