RezzaMastrella, Fratto_X (2012)
di e con Antonio Rezza
e con Ivan Bellavista
habitat di Flavia Mastrella
assistente alla creazione Massimo Camilli
disegno luci di Mattia Vigo
macchinista Andrea Zanarini
costumi Marcella Sepe
organizzazione generale Stefania Saltarelli
produzione RezzaMastrella; TPE – TSI La fabbrica dell’attore – Teatro Vascello
prima rappresentazione Roma, Teatro Vascello, dicembre 2012
Rezza su Rezza
di Carlo Titomanlio
Lavoro dalla gestazione assai lunga, come quelli che l’hanno preceduto, Fratto_X ha un incipit folgorante: mentre una figura metallica radiocomandata, con un palloncino bianco al posto della testa, procede a zigzag sulla scena, Rezza irrompe con uno spillone scoppiando il palloncino; «La spensieratezza va stroncata alla nascita» è il suo commento.
Il modellino vagamente antropomorfo è una delle sculture di scena presenti nello spettacolo; più avanti, si comporrà a vista un habitat con due lenzuoli bianchi incrociati a formare una grande X ancorata a terra: contenitore e contenuto, prigione o diaframma, materia indossabile o nascondiglio, o ancora metafora dell’enigma (cioè l’incognita, la x appunto) delle città contemporanee (Flavia Mastrella racconta di aver fotografato a lungo le scie luminose prodotte dai fari delle automobili in autostrada, e di aver voluto “solidificare” plasticamente questi disegni di luce).
Dopo 7 14 21 28 (e dopo Doppia identità elevata al superficiale, medley o antologia dei lavori precedenti a tema gender) la matematica torna a farsi ispirazione, non solo per il titolo, ma come modalità creativa: ciò che è fratto (fractus) ha subito una divisione che ne ha infranto l’unità. Identità divise, semplificate (senza per questo diventare più chiare, ma solo spezzate), sono quelle dei personaggi di Fratto_X, incapaci di sfuggire a se stessi o al proprio doppio. A tutti quanti dà vita Antonio Rezza, con l’ausilio di Ivan Bellavista.
È il caso di Mario, primo personaggio a salire sul palco, a bordo di un trabiccolo di legno: il suo eloquio è martellante, alienato, vorrebbe che tutti si chiamassero Mario, «così quando arrivo io chiamo Mario e chiamo tutti», poi lascia il palcoscenico completamente vuoto (lo si sente, da lontano, gridare, aprire porte nel retroscena, bagni, camerini, forse uscire perfino dal teatro, per raggiungere un altrove che sta oltre la scena e oltre lo spazio.
I documenti sono pubblicati nella lingua originale. In caso siano stati tradotti, vengono pubblicati sia l'originale che la traduzione.
Rodolfo di Giammarco, Rezza&Mastrella i lottatori del teatro, «la Repubblica», 8 dicembre 2012 ( )
Osvaldo Guerrieri, Rezza e Mastrella parlare parole altrui, «la Stampa», 10 dicembre 2012
Francesca De Sanctis, L'equazione perfetta. Antonio Rezza e Flavia Mastrella sempre più folli, in «l'Unità», 14 dicembre 2012
Massimo Marino, Antonio Rezza, comico guerriero di un Io diviso, «Corriere della Sera», 17 dicembre 2012
Claudio Giunta, Senza aspettare gli elogi postumi, «Il Sole 24 ore», 24 dicembre 2012
Igor Vazzaz, Il burattinaio Rezza, «Giudizio universale», 28 febbraio 2013