Mendel. 2012.
scrittura scenica e regia Riccardo Caporossi
produzione Club Teatro Rem & Cap Proposte
con Daria Deflorian, Vincenzo Preziosa, Riccardo Caporossi e Margherita D’Andrea, Andrea Cardinali, Alessandro Caruso, Giada Oliva, Raffaele Vermiglio, Giorgio Volpe,
2 giocatori di biliardo Riccardo A. Ballerini e Antonio Tiberi
2 giocatori di scacchi Claudia Brancadoro e Daniele Caporossi
6 persone-personaggi
luci di Nuccio Marino
collaborazione fonica di Lorenzo Salandri
collaborazione tecnica di Emiliano Marini
organizzazione di Gloria Caporossi
progetto a cura del Dipartimento Educazione del MAXXI
Prima rappresentazione Roma, Museo MAXXI, Galleria 5, 19 ottobre 2012.
Dondolare il corpo per contemplare
di Valentina Valentini
Il teatro di Riccardo Caporossi, già Rem&Cap è un teatro d’autore. Questa definizione, che si è imposta nel cinema per distinguere le opere d’arte da quelle di intrattenimento commerciale, in teatro è meno diffusa. Va a segnare una zona della pratica teatrale che coincide con quella del nuovo teatro, un teatro emancipato dalla letteratura, ma scritto con i linguaggi della scena. L’ultimo spettacolo di Riccardo Caporossi, Mendel, ci offre l’opportunità di ritrovare, ben marcati, i tratti del suo essere un teatro d’autore, in cui cioè si inscrive la visione del mondo-teatro dell’autore, il suo daimon, il modo in cui egli modella le sue materie e forme espressive.
Non è il testo che rende riconoscibile lo spettacolo. Il teatro di Rem&Cap non si è confrontato sempre con un testo letterario, quanto con delle immagini, dei testi visivi di Riccardo Caporossi. Il breve racconto di Stefan Zweig Mendel dei libri è la fonte ispiratrice, la storia di un bibliomane che aveva eletto a propria dimora il tavolo di un caffè di una città europea prima della Grande Guerra, per vivere esclusivamente nei mondi contenuti nei libri, facendo dell’atto di lettura la principale ed esclusiva ragione della propria esistenza, nel tipico atteggiamento di “dondolare il corpo per contemplare”. È la drammaturgia dello spazio, allestito e fatto vivere dalla dinamica delle azioni che lo animano e lo trasformano lungo l’arco della durata dello spettacolo, a disegnare il mondo-teatro di Mendel; uno spazio che si costruisce e ricostruisce in divenire.
La scena occupa la Sala 5 del Museo delle Arti del XXI Secolo (MAXXI) di Roma, un enorme rettangolo in cui gli spettatori si dispongono frontalmente lungo uno dei due lati lunghi: a sinistra è stato collocato un tavolo da biliardo utilizzato da due giocatori (intenso e incisivo il suono delle palle che si scontrano rotolano, del gesso che i due giocatori strofinano sulle punte delle aste di biliardo), a destra un tavolo piccolo dove due giovani, un uomo e una donna, giocano tutto il tempo a scacchi. Un manichino con un paletot imbastito intorno a cui traffica con ago e filo la donna che ha conosciuto Mendel. Tanti libri, raggruppati in blocchi, all’inizio formano una croce diventano poi motori delle azioni dei sei giovani attori in veste di camerieri, mentre provano uno spettacolo che ha come tema la guerra; passandoli di mano in mano, trasformano i libri in sculture e in installazioni, andando a disegnare lo spazio.
I documenti sono pubblicati nella lingua originale. In caso siano stati tradotti, vengono pubblicati sia l'originale che la traduzione.
Riccardo Caporossi, Mendel, Note sull'allestimento dello spettacolo, Archivio privato dell'autore, 2012.
Mendel
a cura di Uneveneye
estratti dello spettacolo, 2012
Enrica Petrarulo, Concentrazione e oblio, «Alfabeta2», 4 novembre 2012,